Il jujutsu (柔術, jūjutsu), in Occidente chiamato anche jujitsu, è un'arte marziale giapponese il cui nome deriva da jū (o "jiu" secondo una traslitterazione più antica, che significa flessibile, adattabile) e jutsu (arte, tecnica, pratica). Originariamente e alternativamente chiamato taijutsu (arte del corpo) oppure yawara (kun'yomi di jū), il jujutsu è un'arte marziale a mani nude, originariamente praticata dai bushi (guerrieri) che se ne servivano per giungere all'annientamento fisico dei propri avversari, provocandone anche la morte. Il jujutsu è un'arte di difesa personale che basa i suoi principi sulle radici del detto originale giapponese Hey yo shin kore do, ovvero "Il morbido vince il duro". In molte arti marziali, oltre all'equilibrio del corpo, conta molto anche la forza di cui si dispone: nel jujutsu la forza della quale si necessita proviene anche dal proprio avversario. Il principio di base, quindi, sta nell'applicare una determinata tecnica proprio nell'ultimo istante dell'attacco subìto in modo da usare la potenza dell'avversario contro di esso.

IL DESTINO DEL JUJUTSU

In Italia, il Ju Jitsu o “LOTTA GIAPPONESE“ come fu denominata per molti anni, fece la sua prima apparizione nel 1908 nel corso di una manifestazione militare – sportiva alla presenza dei Reali d’Italia, grazie a due sottufficiali di Marina:
- Raffaele PIAZZOLLA
- Luigi MOSCARDELLI
Che lo avevano appreso durante il loro servizio nei viaggi in Estremo Oriente.
- Si riparlò di Ju Jitsu nel 1921 quando la nostra Marina promosse, presso la Scuola Militare Centrale Militare (la FARNESINA) a Roma, un corso di Judo – Ju Jitsu tenuto dal sottufficiale Carlo OLETTI.
- Sempre a Roma nel 1925 nasce la Federazione Italiana di Ju Jitsu e Judo, ma gia nel Dicembre del 1926 la succitata Federazione cambierà denominazione in: Federazione Italiana LOTTA GIAPPONESE.
- Dal 1926 al 1942 il Ju Jitsu ebbe alterne fortune, finche nel 42, a Caserta, la Pubblica Sicurezza aprì un corso di “Lotta Giapponese “ con l’intenzione di formare “Istruttori Militari“ nel periodo di guerra, non si parlò più di Ju Jitsu sino al 1946 con la comparsa del M.tro Gino Bianchi.


LA STORIA IN ITALIA

BIAGIO BIANCHI (detto GINO) nacque a Genova il 14 Giugno 1914, arruolato nella Marina Militare, si trovò comandato in Cina e precisamente a Tien Tsin, quando la Cina fu occupata dal Giappone e l’Italia come sua alleata aveva avuto la colonia di Tien-Tsin, qui ebbe dei contatti con militari Giapponesi e frequentò palestre di Ju Jitsu. Nel 1945 dopo la guerra, dove i giovani ormai liberi da impegni militari cercavano altri interessi oltre lo studio e il lavoro, iniziò una difficile opera di diffusione del Ju Jitsu, Gino Bianchi divenne un mito per quella sua conoscenza di tecniche che per l’epoca venivano considerate “invincibili “.
Nel 1946 povero ma molto idealista Gino Bianchi insegnò prima ad un gruppo di amici in un piccolo locale nella prima palestra storica del Ju Jitsu moderno, in via Ogerio Pane, sulle alture di Genova, poi con l’aumento della sua popolarità fu fondata la seconda palestra, affittando degli spazi, nei locali della palestra comunale di salita della Torretta (in Castelletto). Gli anni Cinquanta furono intensi anni di divulgazione, il Ju Jitsu ammesso ma non concesso non era ancora conosciuto a livello di massa, era spesso e volentieri confuso col Judo. Il Metodo Bianchi: un metodo da lui studiato per scremare il Ju Jitsu imparato in Cina e riportato nella società occidentale che avrebbe potuto rivelarsi poco compatibile con la realtà dell’occidente, era composto da 5 gruppi (settori) di 20 tecniche l’uno. Nel 1950 fu fondata la palestra di Salita Famagosta, sempre a Genova, questa, rimase la sede definitiva del maestro Bianchi.
Gino Bianchi comprese a fondo l’importanza della diffusione, anche in termini coreografici; nacquero così i “ KASE – HITO “ , in Giapponese “KASE“ significa vento, “HITO“ significa uomo. UOMINI VENTO che erano atleti molto bravi, ad alto livello atletico, e molto coreografici nel fare spettacolo, fondendo tecniche di autodifesa con tecniche volanti (accademia). - Nel 1952 , avendo un numero di società di supporto per avere un riconoscimento nazionale fu fondata la “O.L.D.J.“ (Organizzazione Ligure Divulgazione Ju Jitsu), il Ju Jitsu cominciava ad uscire dai confini della Liguria! Nel 1960 il Maestro Gino Bianchi sciolse l’O.L.D.J. e fonda la F.A.N.J.(Federazione Autonoma Nazionale Ju Jitsu) uscendo dalla Liguria per espandersi in tutte le regioni italiane. Uno dei punti di forza del METODO BIANCHI, era l'F.G., in pratica per conseguire i gradi, tra la cintura bianca e la cintura nera era punto d’orgoglio ricevere, senza contrattaccare, attacchi di una durata variabile, dai tre ai trenta minuti progressivi per cintura. L’F.G. fu abolito nel 1973 in F.I.K. Nel 1964 il Ju Jitsu era una realtà sociale nazionale (con il Metodo Bianchi) e mondiale visto che dagli Stati Uniti si apprende che alla scuola di polizia di CICAGO, la ventiquattrenne Virginia Rakociuski partecipa, quale unica donna, ad un corso di LOTTA GIAPPONESE.

LA MORTE DEL MAESTRO

Il 18 Febbraio 1964, nelle adiacenze della chiesa del Carmine a Genova il Maestro GINO BIANCHI morì di infarto cardiaco. Bianchi era un uomo molto sensibile, ma nell’Arte Marziale, non transigeva; era infatti un Maestro severissimo, legato a quella tradizione che oggi, nelle scuola di Arti Marziali non è più completamente sentita, e che in molti della “Vecchia Guardia“, ancora rimpiangono. Con la morte del Maestro, mancò la guida e il mondo del Ju Jitsu, ebbe un’attimo di disorientamento che si protrasse sino al 1970, in questo anno fu fondata la F.N.J.J. (Federazione Nazionale Ju Jitsu ) con sede a Genova, in Largo Zecca 8, necessitava infatti assumere la tutela non solo del Ju Jitsu ma anche del Metodo Bianchi. Nel Mondo del Ju Jitsu Bianchi,si parlava esclusivamente “Italiano”, capibile dai più, ma che limitava l’inserimento del Ju Jitsu nelle Arti Marziali a livello internazionale. Pertanto qualche giovane Istruttore della nuova generazione del periodo, (me compreso) trovò il piacere di frequentare Palestre dove si parlava con la lingua del karate, dell’Aikido, del Judo.Nel 1971 il Ju Jitsu Italiano fu inserito e riconosciuto in una Federazione C.O.N.I., questo importante traguardo avvenne come quarto settore della F. I. K. (Federazione Italiana Karate).

LA FIK

La F.I.K. prese in seguito il nome di F.I.K.D.A. e con l’inserimento del Tae Won Do divenne la F.I.K.T.E.D.A. che si sciolse nel Marzo del 1986. Con lo scioglimento della F.I.K.T.E.D.A. molti maestri si sparpagliarono in Enti di Promozione, Associazioni Sportive e Federazioni Sportive divulgando il seme del Ju Jitsu e fondendosi con altri stili. Oggi le maggiori organizzazioni italiane che praticano il metodo Bianchi adottano due diversi stili di studio, per esempio, nella “Associazione Italiana Ju Jitsu” la catalogazione delle tecniche è rimasta immutata, mentre nella FIJLKAM, dopo l’iniziale inserimento delle cento tecniche, così come fu rivisitata dal M.tro Rinaldo Orlandi nel programma per passaggio di grado Dan, le tecniche di Settore furono diminuite, ma sono stati aggiunti i “Concatenamenti”, che implicano il collegamento di una tecnica con l’altra in seguito alla reazione dell’avversario.

Pubblicazione DENSHO

Qui troverete una sintesi del HAKU RYU-HA JU-JUTSU

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